Interviste

Thomas Zehetmair: il violinista sul podio

25 Gen 2011

Non sembra il tipo che si accontenta facilmente. Thomas Zehetmair: dopo anni di violinismo ad altissimi livelli, dopo una discografia invidiabile e ricca di premi, dopo aver fondato un quartetto riconosciuto come uno dei più interessanti nel panorama internazionale, dopo aver tenuto a battesimo composizioni scritte appositamente per lui, dopo un’attività editoriale cresciuta costantemente, una laurea ad honorem consegnata dall’Accademia Musicale di Weimar, il violinista di Salisburgo si è cimentato in un’impresa più unica che rara: dirigere e allo stesso tempo suonare la parte solista del Concerto op.77 di Brahms. D’accordo, di direttori-strumentisti è pieno il circondario, ma la pagina brahmsiana, in termini di interplay tra i due elementi, non è proprio un concerto di Vivaldi o, perdonateci, di Mozart. Ci vuole un partner con cui intendersi a menadito. E Zehetmair questo partner sembra averlo trovato nella Northen Sinfonia. Il risultato giudicatelo voi, visto che è uscito un CD della Avie in cui sono documentati gli esiti di questi concerti (a Brahms è stata affiancata la Quarta di Schumann: qui Zehetmair si è però limitato a dirigere…)

Cosa l’ha spinta a suonare e dirigere contemporaneamente composizioni come il Concerto op. 77 di Brahms? Mancanza di fiducia nei direttori? Ovviamente sto scherzando, ma in ogni caso possiamo parlare di una sfida?

Beh, non c’è nessuna sfiducia o nessun tipo di sfida per come possiamo intenderlo nel senso comune del termine: il principale obiettivo è quello di avere una diretta e quindi più immediata comunicazione tra il solista e l’orchestra, senza nessun traduttore aggiunto!

Quali sono le difficoltà e quali sono invece le facilitazioni nell’avere un doppio ruolo in un brano così complesso e ricco?

Richiede moltissima energia e però, con i partners giusti, consente molta più libertà.

Ho trovato la sua interpretazione del concerto, nonostante l’indubbia vivacità profusa, piuttosto intima, con una qualità che potrei definire, forse un po’ forzatamente, cameristica. Sono in errore? E se no, ha cercato questa morbidezza di toni generali?

Nel concerto di Brahms troviamo una notevole quantità di dinamiche piuttosto leggere e in molti punti il dialogo tra violino e orchestra assume toni delicati, lievi. Certamente anche l’aspetto sinfonico è importante e ci sono comunque contrasti piuttosto marcati. Ma una grande opera in genere possiede sempre più aspetti su cui lavorare, e dà la possibilità di esaltarne l’uno piuttosto che l’altro.

Per quale motivo ha scelto di incidere la prima versione – quella del 1841 – della Sinfonia n. 4 di Schumann?

Amo entrambe le versioni. La seconda, dei primissimi anni Cinquanta, è una magistrale trascrizione e revisione dello stesso autore pensata secondo il proprio stile compositivo dell’epoca. La prima versione è, per mio conto, uno scintillante capolavoro pieno di fantasia e freschezza.

Come le accadde di considerare l’idea di poter fare il direttore d’orchestra? Considera il dirigere una normale prosecuzione della sua attività di strumentista?

Ormai dirigo da più di dieci anni e quest’attività è diventata una parte molto importante del mio fare musica. Suppongo sia la curiosità che mi abbia spinto a provare e lavorare sempre di più in tal senso, ma, dopotutto, non vedo una stretta separazione tra il dirigere, il suonare in un quartetto o esibirsi in qualità di solista. Bisogna solo pianificare con attenzione le energie.

Può parlarci del suo rapporto con la Northern Sinfonia? Com’è nato e su quali basi si sta sviluppando?

Nella Primavera del 2001 lavorai ad un progetto con loro e la cosa riuscì a meraviglia. Fu emozionante. Un anno più tardi divenni direttore musicale dell’orchestra, prendendo parte ad eccitanti progetti uno dopo l’altro: l’apertura della nuova sala da concerto [lo splendido complesso The Sage Gateshead, opera dell’architetto Norman Foster, ndr] con la Creazione di Haydn, un ciclo delle sinfonie di Schumann, due produzioni operistiche – Don Giovanni e Così fan tutte – concerti e tournées. È un’orchestra fantastica, dinamica, duttile, la migliore che si possa desiderare.

Al momento preferisce suonare il violino o dirigere?

Beh, come le dicevo prima, per me ora si tratta di due facce di una stessa medaglia, una cosa è fonte di ispirazione per l’altra.

Cosa le piace del Concerto di Stravinskij, una pagina che purtroppo non si ascolta molto frequentemente?

Tutto, lo trovo un lavoro straordinario, ben bilanciato e con una scrittura efficace, colmo di brio e di virtuosismo scintillante: è certamente uno dei capolavori del ventesimo secolo, accanto ai concerti per violino di Berg, Schönberg, Bartók e Holliger.

E invece cosa la affascina maggiormente della musica di Sibelius?

Sibelius è l’anello di congiunzione tra Romanticismo e musica moderna. La sua scrittura orchestrale, assai personale e talvolta molto scura, intensa, riesce ad essere piuttosto coinvolgente e talvolta a toccare profondamente le corde emotive dell’ascoltatore.

Intervista di Ennio Speranza, da Falstaff, Agosto 2008

Biglietti

  • INTERO € 20
  • RIDOTTO UNDER 35 € 20

I biglietti sono in vendita online su WEBtic e dal 15 marzo anche presso Gabbia Dischi (via Dante 8, Padova). Si precisa che i posti non sono numerati: la scelta del posto nella pianta risponde esclusivamente ad una esigenza di carattere tecnico e non è in alcun modo vincolante.


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