STRUMENTO DI CULTURA
A colloquio con Filippo Juvarra, direttore artistico della dinamica fomazione sinfonica veneta
LOrchestra di Padova e del Veneto è da 45 anni una delle realtà più importanti nel panorama musicale italiano. Costituitasi nellottobre del 1966 come organico dedicato al sinfonismo classico, ha con gli anni coltivato questa specializzazione aprendosi progressivamente a stimoli sempre differenti. Ha avuto tra i suoi leader e direttori personalità di straordinaria caratura artistica tra i quali Piero Toso, Peter Maag e Bruno Giuranna che ne hanno tracciato le coordinate estetiche e tecniche, consolidando la fama dellorchestra sul territorio nazionale come allestero. Nel corso della sua lunga storia lOPV ha visto la collaborazione delle stelle più luminose del firmamento concertistico internazionale (dalla Argerich a Zimerman, solo due nomi di un elenco enorme non solo per quantità): circa 120 concerti lanno e una discografia che è arrivata a 41 titoli danno lidea dello spessore di una formazione che per i meriti artistici acquisiti è stata riconosciuta dallo Stato Italiano come lunica Istituzione Concertistico-Orchestrale (I.C.O.) del Veneto. Dal 1994, ma già collaborava dagli anni 80, il responsabile della programmazione artistica è Filippo Juvarra, musicista e studioso che ha saputo raccogliere e far fruttare la preziosa eredità di Giuranna, consolidando leccellenza dellOrchestra e, nello stesso tempo, proiettandola verso nuove sfide artistiche. Nessuno meglio del maestro (o professore, visto che alla carriera artistica affianca quella di docente allUniversità Ca Foscari di Venezia) Juvarra conosce in profondità lOPV.
Potrebbe sinteticamente parlarci della fisionomia dellorchestra e delle sue specificità?
Nella storia dellOrchestra di Padova e del Veneto che fino al 1983 è unita a quella de I Solisti Veneti di Claudio Scimone lesperienza alla quale posso fare riferimento è quella successiva al 1983-1984 quando è cominciata la mia collaborazione come assistente alla direzione artistica di Bruno Giuranna. È a Giuranna (e poi anche a Peter Maag, direttore principale) che si deve lidea di costituire una realtà artistica modellata sullesempio delle più importanti orchestre da camera europee e che avesse al centro dei suoi repertori la grande letteratura del classicismo viennese (Haydn, Mozart, Beethoven). Una letteratura che naturalmente lOrchestra ha potuto propriamente interpretare grazie alla lezione di magistero strumentale, musicale e stilistico portata da questi due grandi maestri.
Unorganico avviato al mezzo secolo di vita, parte integrante della storia musicale di questo paese; cè un tratto distintivo che è rimasto intatto nel suo percorso evolutivo dal 1966 ad oggi?
La centralità di questo repertorio e che è testimoniata anche da unimportante attività discografica premiata anche con il Grand Prix du Disque nel 1989 è rimasta fino ad oggi, anche se a essa si è sempre affiancata una attenzione al Novecento storico e alla musica contemporanea, attenzione animata sempre da uno spirito di ricerca verso repertori poco frequentati e ciò nondimeno di grande interesse. È uno spirito che ha avuto limportante riconoscimento del Premio Abbiati nel 2002. La vocazione dellOPV è quella di essere uno strumento di cultura prima nella propria città, regione e poi anche allesterno (in Italia e allestero) e che opera per la formazione e la crescita del proprio pubblico. È solo la bontà di queste attività che proietta la nostra realtà al di fuori di Padova.
In che modo il suo operato si connette con quello dei suoi predecessori e quali invece ritiene siano le principali novità prospettiche sviluppate sotto la sua direzione artistica?
Mi sono sempre trovato del tutto a mio agio nel ruolo di custode della musica a fianco di Bruno Giuranna e Peter Maag. Il percorso avviato allora si è sviluppato gradualmente ed oggi siamo in grado di affrontare con successo repertori impensabili una volta come, ad esempio, lintegrale delle Sinfonie e dei Concerti di Johannes Brahms. Alla mia direzione artistica posso attribuire da un lato lintenzione di una maggiore curiosità nella esplorazione dei repertori (alla cui conoscenza contribuisce forse anche il mio ruolo di Bibliotecario del Conservatorio di Padova) e dellaltro la ricerca di un contatto e di una collaborazione con le associazioni concertistiche (in tal senso mi è stata di auto lesperienza di direttore artistico degli Amici della Musica di Padova dallinizio degli anni Settanta fino ad oggi). La nostra formazione in tal senso è stata ed è lIstituzione concertistico orchestrale maggiormente presente nei cartelloni delle più importanti associazioni concertistiche italiane (da Roma a Milano, da Torino a Genova…)
È la terza occasione che lOrchestra e Amadeus collaborano a un progetto discografico (n. 186, maggio 2005 e n. 204, novembre 2006). Mozart è un autore che lOPV conosce profondamente e col quale ha sempre avuto un rapporto privilegiato. Quale approccio ha contraddistinto linterpretazione dei Concerti per pianoforte e orchestra presenti in questa incisione?
Quella con Andrea Bacchetti è una collaborazione antica che si è sviluppata anche con altri autori (Bach, Beethoven e molti altri) e grazie anche alla collaborazione delle Serate Musicali di Milano. Nuova e felice invece quella con Carlo Goldstein. Lapproccio complessivo interpretativo è da leggersi in quella consapevolezza stilistica che lOrchestra ha sviluppato da tempo e che aggiorna continuamente anche con unattenzione pur essendo unorchestra con strumenti di oggi alle proposte più interessanti della prassi esecutiva così detta storicamente informata.
Avete unattività discografica e concertistica molto intensa: quali sono i principali progetti per il futuro?
Ad aprile ci sarà la conclusione del ciclo brahmsiano (lultimo concerto, il 7 e 8, ha come protagonisti Massimo Quarta ed Enrico Bronzi), poi il 18 e 19 la prima esecuzione in tempi moderni delloratorio La Passione di Gesù Cristo di Paër (che sarà anche inciso per letichetta Cpo) e la prima italiana di Metropolis di Fritz Lang con le musiche originali di Huppertz e la direzione di Helmut Imig (il 28 e 29). In futuro ci sono progetti di concerti a Monaco di Baviera, Brno e in Spagna, e alcune collaborazioni anche in ambito operistico.
I tagli alla cultura rischiano di mettere in ginocchio un largo numero di istituzioni musicali. Quali possono essere le strategie di sopravvivenza?
Cè bisogno di una continuità e di una proiezione temporale pluriannuale, che è frustrata invece alla logica del finanziamento anno per anno (e sempre, regolarmente, alla fine dellanno!). Senza questa prospettiva è difficilmente pensabile la riorganizzazione di enti che hanno una struttura con personale fisso e una rigidità di assetto produttivo in cui quasi tutte le risorse vanno ai costi fissi. Accanto alla prospettiva temporale cè bisogno di interventi congiunti (e concordi sugli obiettivi) di Stato, Regioni, Provincie e Comuni, superando la vocazione municipalistica che caratterizza la storia italiana e che porta alla moltiplicazione di orchestre, di stagioni liriche, di festival, di associazioni, di iniziative. Un processo che è da raccordare anche con il mondo della formazione professionale.
Solo queste prospettive possono salvare le basi di un sistema musicale nel quale coesistano produzione e distribuzione, tutela e sviluppo delloccupazione e valorizzazione al tempo stesso della ospitalità, tradizione ed innovazione in un equilibrio che consenta a ciascuno di essere quello che è e di fare ciò per cui esiste: quindi per quanto banale ed ovvia possa sembrare laffermazione un teatro lirico produrrà opere, unorchestra concerti sinfonici e via dicendo.
Giuseppe Scuri, Amadeus, Aprile 2011
Biglietti
- INTERO € 20
- RIDOTTO UNDER 35 € 20
I biglietti sono in vendita online su WEBtic e dal 15 marzo anche presso Gabbia Dischi (via Dante 8, Padova). Si precisa che i posti non sono numerati: la scelta del posto nella pianta risponde esclusivamente ad una esigenza di carattere tecnico e non è in alcun modo vincolante.
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