Il mito di Ercole: Rinascimento e rinascita

Dialoghi e musica sulle tracce di un nuovo umanesimo

Nei primi decenni del Cinquecento, anche Padova è coinvolta nelle complesse vicende legate alla guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai, che terminerà nel 1517 con la vittoria diplomatica della Serenissima. All’indomani della pace ritrovata, una parte del ceto aristocratico padovano, che aveva tentato di ribellarsi a Venezia schierandosi con l’Imperatore Massimiliano I d’Asburgo, subirà un più severo controllo “politico” da parte dei veneziani. Come reazione, alcuni aristocratici padovani rilanciano la sfida alla Serenissima, ma non più in senso politico o militare, bensì “civile”. Padova, infatti, rivendica la propria superiorità su Venezia in virtù del suo essere “nobilissima et antica”: in nome del suo mitico fondatore, Antenore, salvatosi come Enea da Troia in fiamme e dello storico Tito Livio. In questa nuova narrazione civile dell'”antichità” patavina, l’aristocrazia si salda a quel gruppo di intellettuali appartenenti all’Università, che era rifiorita proprio grazie alla riforma veneziana del 1517. Il 6 giugno 1540 viene fondata a Padova l'”Accademia degli infiammati” il cui nome e il cui simbolo riprendono la morte di Ercole, avvolto dalle fiamme sul monte Eta, accompagnato dalla scritta: “Arso il mortale, al Ciel n’andrà l’eterno”. Così come a Firenze ora anche a Padova, Ercole diviene il nume tutelare del Rinascimento, effigiato anche in due storie in stucco che decorano l’Odèo Cornaro e soprattutto nello straordinario colosso in pietra eretto dall’architetto e scultore Bartolomeo Ammannati nel cortile del palazzo Mantua Benavides. Per gli umanisti, dallo studio dell’antichità deriva l’ispirazione per le proprie creazioni, dalle “fatiche” deriva la conoscenza: non cercano di imitare gli Antichi ma dallo studio imparano ad “essere” Antichi. I componenti e i frequentatori dell’Accademia degli Infiammati costituiscono il nucleo intellettuale della Rinascita: Pietro Bembo, Girolamo Fracastoro, Alvise Cornaro, Marco Mantua Benavides, Pietro Aretino, Sperone Speroni, Benedetto Varchi, Alessandro Piccolomini, Leone Orsini, Daniele Barbaro e molti altri. Il Rinascimento a Padova si esprime nelle residenze di derivazione letteraria classica (Plinio il Giovane, Varrone, Vitruvio, Virgilio), quali il palazzo Mantua Benavides, il palazzo Bembo, la Loggia e l’Odèo Cornaro: architetture e giardini, affreschi, stucchi e sculture, fusi in un’originalissima simbiosi, ambienti ricchi di collezioni antiquarie e di sterminate biblioteche: è l’orgogliosa rinascita della “patavinas” antenorea e liviana.

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