2020/2021 “Aura”

Concerti riservati ai soli abbonati alla Stagione concertistica 2020/2021

«Che cos’è, propriamente, l’aura? Un singolare intreccio di spazio e di tempo: l’apparizione unica di una lontananza, per quanto possa essere vicina. Seguire placidamente, in un mezzogiorno d’estate, una catena di monti all’orizzonte, oppure un ramo che getta la sua ombra sull’osservatore, fino a quando l’attimo, o l’ora, partecipino della loro apparizione – tutto ciò significa respirare l’aura di quei monti, di quel ramo».
Con queste parole, Walter Benjamin connota lo stato contemplativo che, dall’ambito naturalistico, può estendersi alla percezione stessa dell’opera d’arte: un’aura, appunto, quella che già 100 anni fa si avviava verso una un’epoca di profondi cambiamenti e la cui perdita è avvenuta allorché la replica tecnologica di qualsivoglia oggetto d’arte ne ha sottratto, ossia surrogato in via definitiva, il grado d’assoluta, storica unicità.
La citazione di Benjamin contiene però anche altri concetti trasversali: la connessione di spazio e tempo, così essenziale per ogni evento sonoro, l’ambiente che ospita gli eventi naturali e quelli quotidiani, il respiro del mondo. Aura sta anche per aureola, come negli affreschi giotteschi, a connotare una forza che si propaga dall’individuo e che collega la dimensione interna a quella esterna attingendo energia da un carisma rivelato. I periodi storici si mescolano in un eterno presente e così la musica del passato scorre
attuale, reinventata, mentre i compositori si rispondono a distanza di secoli e il viaggio nel tempo riparte con la musica e i suoi spazi risonanti. È quanto accade col progetto Wagner in Italia, proposto in un connubio affatto nuovo: i Wesendonck-Lieder nella traduzione di Arrigo Boito, wagneriano d’elezione nato a Padova nella centralissima via Cavour, in una celebrata versione orchestrale di Hans Werner Henze, insieme a una novità assoluta di Salvatore Sciarrino, basata sulle melodie ultime di Wagner: brevi motivi appuntati su foglietti pochi mesi prima di morire e poi transitati in un intreccio poliziesco di passaggi di mano (tra cui quelle dello stesso Toscanini), fino al caveau di una banca newyorkese.
Quando nasceva Bruno Maderna la musica contemporanea era incarnata dal Novecento di Hindemith: in particolare dai ruggenti anni ‘20 delle sue Kammermusiken, lavori spavaldi, esplosivi, che verranno intrecciati ai Brandeburghesi di Bach in una formula inedita quanto inaudita. A fare da contraltare al materismo sonoro di Hindemith, la musica visionaria di Schonberg con Notte trasfigurata, il celebre sestetto nella versione per orchestra d’archi.
Il tempo diventa poi protagonista apollineo con Stravinsky e dionisiaco con Strauss, insieme alla sublime poesia pianistica di Chopin, al violinismo incandescente di Ravel e Prokofiev. Una vera e propria sinfonia di poesie e la Quattordicesima di Shostakovich, monumento del secondo Novecento, di raro ascolto, su testi di Garcia Lorca, Apollinaire e Rilke.
La Stagione si chiuderà con un omaggio alla musica francese del secolo scorso e una novità: quella assoluta di Federico Gardella, commissionata grazie al sostegno della SIAE.

Marco Angius
Direttore musicale e artistico

 

I concerti riprogrammati presso il Teatro Verdi di Padova saranno riservati ai soli abbonati alla 55ª Stagione Concertistica 2020/2021. Non saranno disponibili biglietti.

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